Durante l’esperienza ai Tre Cristi, gustando i piatti di Paolo Lopriore si sono affacciati alla nostra mente concetti con una costante riconducibile ad un unico fonema alfabetico. La P. Già padroneggiante nel nome e cognome del cuoco i cui silenzi inevitabilmente detonano in copiose decodificazioni da parte della classe gastro-intellettuale. Cedendo quindi ad una fruizione ludica delle pietanze abbiamo giocato a denominare il nuovo tragitto milanese dell’alunno modello di Gualtiero Marchesi: le 4 P di Paolo Lopriore.
P.assaggio
Che per lo chef si tratti di un momento di transizione, è notizia nota. Dopo aver chiuso l’esperienza al Kitchen di Como, riparte da Milano, ma già preannunciando che potrebbe soffermarsi un anno e poi fare ritorno al lago.
P.atriottismo
Dalla proposta servita come benvenuto, il latticino italiano più famoso al mondo con datterini, l’evocazione dei piatti della cucina del nostro paese è ineludibile e continua durante tutto il percorso fra l’“Imbrogliata” di seppie al vapore, maionese leggera all’olio extra vergine di oliva, pistacchi, pinoli e il merluzzo di fresca salatura in guazzetto bianco, salsa verde, patate, cipollotti novelli e bietole.
P.irofile
Destabilizzante rispetto alla vocazione collettiva dell’ossessiva cura nel componimento di ogni singolo piatto, arrivano al tavolo le pirofile che ci impongono, con tutta la coscienziosità di cui disponiamo, di concludere il lavoro iniziato in cucina con assodata maestria.
P.orzioni
A scardinare un altro fondamentale tassello della corrente contemporanea sono le quantità. Al bando le lambiccate miniature abbarbicate a interminabili pinze che le adagiano in metri quadri di porcellana, a favore di abbondanza di materia prima per la soddisfazione di appetiti possenti.